Un nome, una garanzia. Spesso è così quando si tratta di chi sa fare il suo mestiere: gonfiare, anche con raffinatezza, la rete. Sono state ventiquattro per l’esattezza in regular season in Napoli League 55 con l’Azzurri Soccer, lassù sia individualmente sia collettivamente. Giovanni Salzano ora vuole regalare un sogno, inseguire il doblete e brindare insieme all’amico Spasiano. “Il dottore è un presidente di una squisitezza unica, persona rara. Questa maglia è una seconda pelle, una famiglia, li devo ringraziare perché hanno permesso che mi riconfermassi re dei bomber nuovamente insieme a loro, pur saltando sei o sette match. Quest’anno siamo andati secondo le nostre aspettative. Stiamo facendo bene, si sono aggregati anche Sorbino e Scalzone, fossi un allenatore li prenderei tutti con me per quanto riescono bene a creare coesione. Micera in porta, così come Lombardi, straordinari. Quando non ci alleniamo la braciata e la partita a casa del presidente sono scontate. Ora recuperiamo un po’ di forze e qualche acciaccato, ce la metteremo tutta per questa seconda fase”.
Una garanzia sicuramente ora, ma prima non era da meno. La storia è un po’ un classico, di quei romanticismi andati che rendono il calcio commovente agli occhi anche e soprattutto di chi mastica categorie inferiori. “Potevo fare di più in carriera, forse sì, forse no. Chissà – racconta, – quando ero nell’Alba Sant’Agata Durazzano feci 36 goal, stravincemmo il campionato. All’epoca disputavamo amichevoli col Benevento ogni tanto, sistematicamente la mettevo in porta ed il loro mister mi chiese di andare in giallorosso a dare una mano. Facevano la C, ma restai dov’ero e portammo a casa il titolo. In fin dei conti per certi versi sono felicissimo così: avrò vinto più o meno 8 campionati e 10-11 titoli di capocannoniere, con il Sant’Agata dei Goti conquistai il record segnandone 46, un vanto a livello nazionale perché poi la misi alle spalle di tutti i portieri incontrati. Una soddisfazione incredibile, che conta sempre e solo per la gente a prescindere dalla serie”.
E quel ricordo bellissimo con la Nazionale U21. “Facemmo un’amichevole, ero col Ponte ed a noi prestarono Buffon in porta. Ne prendemmo 5, ma che storia giocare con Totti e Mimmo Morfeo. L’ex Atalanta mi stupì anche più del Pupone, aveva tecnica e colpi da far venire i brividi”.
La gemma più bella quest’anno. “Nello scontro diretto con l’Avis mi stirai, chiesi comunque di continuare e feci un qualcosa di spettacolare. Devo essere onesto, l’arbitro mi strinse la mano dicendomi che non aveva mai visto nulla del genere”.
C’era da aspettarselo da uno che ha esultato in più di cinquecento occasioni in carriera, ed ancora oggi fa tremare gli estremi difensori. “Ormai è un hobby – conclude, – quotidianamente sono rappresentante di scarpe sportive e contemporaneamente lavoro al porto. A 57 anni non riesco a smettere, quattro ernie del disco non sono nulla in confronto all’adrenalina del terreno di gioco. Il pallone mi ha formato e reso ciò che sono”.